I contribuenti che faranno emergere redditi non dichiarati, ai fini fiscali e previdenziali, tramite la dichiarazione integrativa “speciale” con imposta sostitutiva al 20%, di cui all’art. 9 del decreto fiscale collegato n. 119 del 23 ottobre 2018, potranno risparmiare tra i 9.000 euro e i 12.000 euro all’anno rispetto a quanto avrebbero pagato dichiarando l’intero reddito fin dal principio oppure utilizzando la dichiarazione integrativa “ordinaria” che non prevede sconti sulle imposte dovute. È quanto emerge dai calcoli effettuati dal Consiglio nazionale dei commercialisti, che ha pubblicato in una nota una serie di simulazioni per quantificare il risparmio, per singolo anno o per il quadriennio condonabile, per diverse tipologie di contribuenti.

Il risparmio d’imposta può infatti arrivare a quadruplicarsi nel caso in cui le integrazioni vengano effettuate per tutti e quattro gli anni di imposta potenzialmente interessati, cioè dal 2013 al 2016, cui si aggiunge il vantaggio ulteriore dell’azzeramento delle sanzioni amministrative, che invece con la dichiarazione integrativa “ordinaria” sarebbero risultate comunque dovute.

“Abbiamo elaborato alcuni esempi che applicano il limite complessivo dei 100mila euro considerando una volta sola lo stesso presupposto imponibile che viene fatto emergere per più imposte diverse”, ha commentato il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani. “Sarebbe infatti altamente irrazionale, prima ancora che ulteriormente restrittiva, l’applicazione del limite nel senso di moltiplicare un medesimo presupposto per il numero di ambiti impositivi per cui rileva contestualmente. Sul punto sarebbe comunque auspicabile un miglioramento del testo durante l’iter parlamentare per renderlo più chiaro”.

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